Acquaro
Acquaro è un piccolo paesino sul lato occidentale delle Serre a 262 m s.l.m., con una superficie di circa 25 Kmq , facente parte della Comunità Montana Dell’Alto Mesima, nella provincia di Vibo Valentia. Il paese è circondato da sette colli ed attraversato dal fiume Amello.
Il nome del paese è dovuto alla vicinanza dell’acqua, infatti la parte più antica del centro era denominata Poteja, nome di derivazione greca, che significa luogo dove scorre l’acqua. I Romani sostituirono poi il nome greco con Aquarium, cioè zona con abbondante acqua, e con il passare del tempo, venne in ultimo denominato Acquaro. Come il nome stesso dice, è ricco di sorgenti di acque oligo-minerali soprattutto in località Fellari e Limpidi, ed è attraversato dal fiume Amello, che costituisce un affluente del fiume Mesima. Le sue acque in passato, data la prevalente attività agricola, erano impiegate nella coltivazione delle terre. Tuttora vengono utilizzate per l’irrigazione di alcuni piccoli appezzamenti di terra.
Acquaro subì 3 violenti terremoti , nel 1659 e nel 1783 e nel 1905, che lo distrussero quasi interamente e subì gravi danni in seguito dell’alluvione del 1885 . Nel 1928 gli venne aggregato il Comune di Dasà e nel 1929 fu costituito Comune autonomo.Il paese, dalle caratteristiche viuzze, conserva tracce del vecchio abitato e sono ancora visibili i ruderi del Convento della Santissima Trinità di Arena con il porticato con archi in pietra, alcuni tratti di mura della Chiesa di San Nicola e del Convento di Santa Maria del Soccorso.
Un po’ di storia
Acquaro subì 3 violenti terremoti , nel 1659 e nel 1783 e nel 1905, che lo distrussero quasi interamente e subì gravi danni in seguito dell’alluvione del 1885 . Nel 1928 gli venne aggregato il Comune di Dasà e nel 1929 fu costituito Comune autonomo.
Il paese, dalle caratteristiche viuzze, conserva tracce del vecchio abitato e sono ancora visibili i ruderi del Convento della Santissima Trinità di Arena con il porticato con archi in pietra, alcuni tratti di mura della Chiesa di San Nicola e del Convento di Santa Maria del Soccorso.
Nel 1664 venne fondato il Convento della Santissima Trinità di Arena, un Convento dei Monaci appartenenti all’ordine di San Francesco di Assisi, e di cui rimangono delle tracce, identificate in una vasca per la raccolta dell’acqua e nelle vicinanze si trovano resti di mura all’interno delle quali vi sono dei tubi di terracotta che convogliavano l’acqua della sorgente, che aveva origine dal colle di Maguli, al convento. Il convento, distrutto in parte dal terremoto del 1783, venne ricostruito ed abbandonato successivamente per la carenza di monaci.
A protezione del paese, venne edificato nel 1700 il Calvario, caratteristico per la sua forma strutturale rappresentante una cappella, e sormontato da tre croci. Al suo interno si trovano un altare ed un affresco raffigurante il tema della Deposizione. Il Calvario rappresenta nella tradizione religiosa il limite invalicabile delle forze oscure.
La Chiesa di Santa Maria dei Latini, di fondazione medioevale, è costituita da un’unica navata con altare principale e due altari laterali, fatti costruire a devozione di alcune famiglie nobili di Acquaro, e al cul interno sono custodite delle statue di pregevole fattura: la statua raffigurante la Madonna dell’ Assunta, intagliata in legno di tiglio nel 1826 dallo scultore Giuseppe De Lorenzo e le statue settecentesche di San Francesco di Paola e di San Pasquale che provengono dal convento dei monaci dell’ Ordine di San Francesco di Assisi di Arena (Minori Riformati); un crocifisso secentesco proveniente sempre dal Convento dei Minori Riformati ; un dipinto ad olio su tela dedicato al tema della Sacra Famiglia datato 1863; infine una croce in argento proveniente dalla chiesa di San Nicola del casale di Semiatori.
La Chiesetta di San Giuseppe, edificata nel 1660 per volere di un’antica e nobile famiglia di Acquaro, gli Englen, distrutta dal terremoto del 1783, venne ricostruita aumentando le dimensioni originarie. Si custodiscono al suo interno le statue settecentesche di San Giuseppe e di San Francesco di Assisi provenienti dal convento dei monaci Minori Riformati.
Riserva Naturale Del Marchesale
La Riserva naturale statale del Marchesaleè un’area naturale protetta con una superficie di 1.257 ettari, nei comuni di Acquaro e Arena .
La riserva si estende dall’alta valle del fiume Mesima alle pendici montuose del Monte Arrugiato delle Serre di Vibo Valentia, tra i 750 e 1.170 metri, con versanti dolci ricchi di sorgenti e coperti da rigogliose foreste che hanno anche colonizzato terreni un tempo coltivati. La Riserva Marchesale interessa un’area che dal Monte Arrugiato degrada dolcemente verso il fondo valle con piccoli corrugamenti in cui si raccolgono le abbondanti acque sorgive, che poi si riversano nei torrenti Trebboina, Acqua Bianca e Petriano, tutti presenti nella Riserva.
Il clima umido e temperato favorisce lo sviluppo delle foreste sul substrato granitico.
Le quote più alte sono occupate dalla tipica foresta mista di faggio e abete bianco. A seconda della predominanza delle due specie diventa una magnifica faggeta o un’abetina pura. Le zone in cui le due essenze si mescolano, con il verde tenue della prima e il colore argentato della seconda, sono le più belle. Più in basso i boschi diventano più vari, con castagni (in parte dovuti ad antiche colture), faggi, tassi, aceri di monte, carpini neri, ontani neri, sempre vicini all’acqua, frassini, salici bianchi, aceri campestri, ciliegi, farnie, roverelle e, nelle zone più calde, lecci. L’ontano comune é presente in rigogliose fustaie, che ricoprono soprattuto le valli. Nel sottobosco del castagno crescono l’ agrifoglio, la dafne laurella, l’euforbia e la ginestra dei carbonai, in quello del leccio invece si sviluppa la macchia mediterranea, con erica, corbezzolo, cisto, sambuco e smilace, vera e propria liana che si arrampica sui rami delle altre piante. Tra le piante erbacee meritano di essere citate l’equiseto, che forma caratteristiche coltri presso le numerose pozze d’acqua e nei compluvi umidi, varie specie di viole, il ranuncolo e il geranio selvatico.
La fauna comprende piccoli mammiferi del bosco, come ghiro, cinghiale, martora, faina, puzzola, donnola, riccio, volpi; uccelli, come poiana, allocco, gufo comune, tordo bottaccio,beccaccia, picchio verde, upupa, cuculo, merlo e colombaccio, airone cenerino, gufo comune, corvo imperiale, beccaccia, cinciallegra e rigorgolo. I rettili sono rappresentati dalla vipera comune e dalla lucertola verde, gli anfibi dalla salamandra pezzata, che si incontra spesso sui letti di foglie umide marcescenti della faggeta. Per la fauna entomologica, la foresta annovera varie specie di carabidi, di lepidotteri e di coleotteri.
E’ possibile la visita a piedi della foresta attraverso 6 sentieri naturalistici segnati e tabellati, ed anche escursioni naturalistiche a cavallo. Nell’area adiacente la Riserva, sono presenti 2 rifugi in estate utilizzati dai visitatori e 4 aree pic-nic