Angitola
Francavilla-Angitola è un piccolo centro agricolo del Vibonese del versante tirrenico delle serre, affacciato sulla valle e sul lago artificiale dell’Angitola e sorge sulla cresta della dorsale che divide le piccole valli del corso d’acqua del Drago-Talagone e del torrente Fiumicello. Il territorio, dalla tipica struttura allungata, confina con i comuni di Curinga, Filadelfia, Maierato, Monterosso Calabro, Pizzo, Polia.
Un po’ di storia
Sorse in età Bizantina, tra il IX-X sec. d. C., quando lo stratega Niceforo Foca, inviato nell’855 per far fronte alle scorrerie e piraterie saracene che occupavano, saccheggiavano e distruggevano i paesi sulla costa, aiutò le popolazioni calabresi a costruire diversi centri e borghi fortificati nell’entroterra, per motivi di maggior sicurezza. Il borgo di Francavilla fu fondato dagli abitanti fuggiaschi dei tre casali di Santa Foca, Cartopoli e Clopani, che costituivano l’Alce Nicefora. Non si conosce il suo nome bizantino perchè all’inizio era un piccolo borgo di modesta consistenza, poi cresciuto progressivamente sia di popolazione e di importanza e munito di mura e fortificazioni fin quando sotto i Normanni compare l’appellativo di “Francavilla”. L ‘ appellativo era una prova dell’ importanza assunta dalla cittadina nell’epoca normanna, e significava che il re la riteneva meritevole del conferimento di privilegi, franchigie, benefici fiscali, economici, politici e militari propri delle “ terre regie”, affrancandolo così da dazi e tributi gravanti sulle “terre feudali”. Francavilla mantenne ancora i suoi privilegi di terra regia-demaniale anche sotto la dinastia degli Svevi. Il Periodo d’oro di privilegi per Francavilla finì sotto la dominazione angioina, iniziando un periodo di crisi durante le lotte tra gli aragonesi e angioini, e i contrasti e tensioni di grandi feudatari tra di loro o contro i sovrani. Il feudo di Francavilla, dapprima compreso nel feudo di Mileto, passò dalla famiglia Sanseverino di Marsico agli spagnoli Hurtado De Mendoza, e trasmesso per via ereditaria, a volte per linee femminili, fino all’ abolizione di feudalesimo (1806).Il Passo dell’Angitola ha importanza storica in quanto il 27 giugno 1848 fu teatro di un importante scontro armato tra rivoluzionari calabresi e milizie borboniche.
Numerose sono le testimonianze architettoniche del lungo periodo di dominazione, prima spagnola e poi dalle dinastie dei Borboni, sono rimaste significative testimonianze, il cinquecentesco convento dei Padri Agostiniani in località “Gorna Santa Croce”, il Convento dei Domenicani, il Convento dei Riformati, la Chiesa delle Grazie, la Chiesa del Rosariola Chiesa parrocchiale di S. Foca con facciata ottocentesca a due ordini, e la Torre di Mezzapraia, torre di vedetta costiera, eretta dai vicerè spagnoli nel XVI secolo.
Festa: in onore del patrono, San Foca, la seconda domenica di agosto.
Il lago Angitola
La Riserva naturale statale del Marchesale è un’area naturale protetta con una superficie di 1.257 ettari, nei comuni di Acquaro e Arena .
La riserva si estende dall’alta valle del fiume Mesima alle pendici montuose del Monte Arrugiato delle Serre di Vibo Valentia, tra i 750 e 1.170 metri, con versanti dolci ricchi di sorgenti e coperti da rigogliose foreste che hanno anche colonizzato terreni un tempo coltivati. La Riserva Marchesale interessa un’area che dal Monte Arrugiato degrada dolcemente verso il fondo valle con piccoli corrugamenti in cui si raccolgono le abbondanti acque sorgive, che poi si riversano nei torrenti Trebboina, Acqua Bianca e Petriano, tutti presenti nella Riserva.
Il clima umido e temperato favorisce lo sviluppo delle foreste sul substrato granitico.
Le quote più alte sono occupate dalla tipica foresta mista di faggio e abete bianco. A seconda della predominanza delle due specie diventa una magnifica faggeta o un’abetina pura. Le zone in cui le due essenze si mescolano, con il verde tenue della prima e il colore argentato della seconda, sono le più belle. Più in basso i boschi diventano più vari, con castagni (in parte dovuti ad antiche colture), faggi, tassi, aceri di monte, carpini neri, ontani neri, sempre vicini all’acqua, frassini, salici bianchi, aceri campestri, ciliegi, farnie, roverelle e, nelle zone più calde, lecci. L’ontano comune é presente in rigogliose fustaie, che ricoprono soprattuto le valli. Nel sottobosco del castagno crescono l’ agrifoglio, la dafne laurella, l’euforbia e la ginestra dei carbonai, in quello del leccio invece si sviluppa la macchia mediterranea, con erica, corbezzolo, cisto, sambuco e smilace, vera e propria liana che si arrampica sui rami delle altre piante. Tra le piante erbacee meritano di essere citate l’equiseto, che forma caratteristiche coltri presso le numerose pozze d’acqua e nei compluvi umidi, varie specie di viole, il ranuncolo e il geranio selvatico.
La fauna comprende piccoli mammiferi del bosco, come ghiro, cinghiale, martora, faina, puzzola, donnola, riccio, volpi; uccelli, come poiana, allocco, gufo comune, tordo bottaccio,beccaccia, picchio verde, upupa, cuculo, merlo e colombaccio, airone cenerino, gufo comune, corvo imperiale, beccaccia, cinciallegra e rigorgolo. I rettili sono rappresentati dalla vipera comune e dalla lucertola verde, gli anfibi dalla salamandra pezzata, che si incontra spesso sui letti di foglie umide marcescenti della faggeta. Per la fauna entomologica, la foresta annovera varie specie di carabidi, di lepidotteri e di coleotteri.
E’ possibile la visita a piedi della foresta attraverso 6 sentieri naturalistici segnati e tabellati, ed anche escursioni naturalistiche a cavallo. Nell’area adiacente la Riserva, sono presenti 2 rifugi in estate utilizzati dai visitatori e 4 aree pic-nic