Spilinga

E’ un piccolo paesino della provincia di Vibo Valentia, a 455m s.l.m., che sorge alle falde del Monte Poro sulla punta estrema del promontorio che si diparte dai golfi di Lamezia e di Gioia Tauro e si protende nel Tirreno verso lo Stromboli e le isole Eolie. Nelle immediate vicinanze di Spilinga troviamo numerose grotte, quasi tutte naturali, alcune delle quali portano ancora i segni degli eremiti che le scelsero come luogo di rifugio e di preghiere , mentre in altre sono stati ritrovati reperti dell’età neolitica. La più importante di queste grotte è quella della “Madonna delle Fonti” , in origine era una Laura Eremitica basiliana, oggi adibita a Santuario, circondata da sorgenti d’acqua, meta continua di pellegrinaggi, ed anche la grotta di “Santu Liu” nella valle tra Spilinga e Caria, e le grotte del “Favo” e delle “Fate”, in cui sono state rinvenuti reperti dell’età Neolitica. A circa due km da Spilinga, nei pressi del santuario della Madonna delle Grazie, vi è un vecchio acquedotto ad archi in pietra da taglio, che sembra rievocare gli antichi acquedotti romani. Nei pressi dello stesso acquedotto, lungo il torrente “Vattinderi”, sono state ritrovate tombe di epoca romana, mentre nelle località”Aramoni”, “Torre Gallo” e “Galluppi” vi sono delle Necropoli.

Come arrivare : Percorrere l’A3 Salerno-Reggio Calabria, uscire allo svincolo di Pizzo Calabro, proseguire per la SS18 fino a Tropea ed immettersi sulla SP22.
Di Spilinga inoltre possiamo ricordare le numorose attività artigianli, in particolar modo quelle dell tessitura di stoffe, realizzate a mano con antichi telai di legno, e la ‘Nduja e il Peperoncino rosso.
Un posto singolare nella gastronomia occupa la famosissima e buonissima è la ‘Nduja di Spilinga, un particolare insaccato reso piccante dal peperoncino e affumicato con legni aromatici, venduta ed esportata in tutto il mondo.
Il peperoncino rosso calabrese ha molteplici qualità, si lega bene alla cucina calabrese ma soprattutto è salutare, per le sue ottime proprietà medicinali, fin dal Medio Evo infatti si è conquistato una grande reputazione salutistica.

Un po’ di storia

L’ etimologia del toponimo Spilinga deriva dal greco “Spelunga” grotta oppure “Spelaion-ghe” terra ricca di grotte e ancora da “Spelinka” caverna, in cui trovarono rifugio gli abitanti di Condrochilone, antico centro che sorgeva nella vallata bagnata dal torrente Buffa e distrutto dalla frana. In queste grotte, che si trovano nelle immediate vicinanze di Spilinga, si ripararono, molti anni dopo, anche gli abitanti dei casali vicini nascondendosi in seguito alle scorrerie dei pirati saraceni. La storia di Spilinga è legata alle vicessitudini storiche di Tropea, della quale fu casale fino al 1807, e risentì delle varie dominazioni di Bizantini, Arabi, Normanni, che hanno lasciato tracce indelebili del loro passaggio nella lingua, negli usi e nei costumi. Distrutta dal terremoto del 1783, venne ricostruita con criteri antisismici.

Woodwardia radicans

La sua scoperta è recentissima, anche se la pianta era già conosciuta e sopravvive in alcuni valloni ombrosi della parte settentrionale e di quella sud-occidentale della regione, tra cui la vallata dello Sciarapotamo. Si tratta di una rarissima specie di felce bulbifera dal nome altisonante, la Woodwardia radicans, appartenente alla famiglia del Blechnaceae e costituisce uno dei più antichi esempi della flora mediterranea. Appartiene, infatti, al periodo Mesozoico, cioè a 225 milioni di anni fa. Le sue fronde possono raggiungere la lunghezza di 3 metri.
In Calabria, lungo gli argini del torrente di Torre Ruffa, nel territorio compreso fra i comuni di Drapia, Spilinga e Ricadi (VV), è presente la più ricca concentrazione di Woodwardia radicans finora scoperta nel mondo, crescono infatt ipiù di 2000 esemplari, perchè in questa valle tale felce ha trovato l’habitat ideale: elevata umidità, scarsa illuminazione diretta e temperature comprese fra 10 e 25 gradi Celsius.

Follow @MaeMaviaggi

Strutture